Chi presta del denaro a tasso variabile di per sé non corre molti rischi perché scarica l’aumento dei tassi di interesse sul debitore. Inoltre, chi presta soldi in questo modo, applica al tasso variabile un ulteriore fattore aggiunto di guadagno chiamato spread, espresso anch’esso in percentuale.
In un mutuo a tasso variabile, ad esempio, la rata è calcolata mediante un tasso di interesse dato dalla somma dell’ EURIBOR e di uno spread concordato con l’istituto di credito che concede il mutuo.
Chi presta invece denaro a tasso fisso deve comunque tutelarsi da eventuali innalzamenti dei tassi di interesse. Per questo motivo i finanziamenti a tasso fisso (es. mutui a tasso fisso) hanno dei tassi più elevati.
Chi concede questi finanziamenti stipula quindi degli accordi con soggetti che sono disposti ad accollarsi il rischio e che solitamente hanno un guadagno a breve termine.
Un esempio di swap
Un’impresa ha un debito contratto di € 1.000.000 che deve restituire con rate a tasso variabile, ipotizziamo per semplicità al 3%. Visto che l’azienda teme un rialzo dei tassi oltre il 5% e questo rialzo le causerebbe una forte riduzione dei propri profitti, potrebbe stipulare un accordo con una banca chiamato swap.
L’impresa chiede alla banca 1.000.000 di euro di prestito che si prefigge di restituire a tasso fisso concordato mettiamo al 4,5%. La banca a sua volta chiede all’impresa un prestito di 1.000.000 di euro che restituirebbe a tasso variabile, mettiamo al 3%. In questo caso però il prestito sarebbe “virtuale” perché la somma è identica da entrambe le parti, e quindi le due parti potrebbero versare a vicenda solamente la differenza delle rate.
Quindi ipotizzando un rialzo dei tassi di interesse a breve, l’impresa all’inizio andrebbe in perdita, perché dovrebbe restituire alla banca la differenza della rata tra tasso fisso (al 4,5%) e quella a tasso variabile (al 3%) ma alla lunga invece, se effettivamente i tassi si alzeranno, sarà la banca ad andare in perdita. La banca però ne trarrebbe dei profitti a breve che potrebbe reinvestire in ulteriori operazioni finanziarie generando ulteriori profitti. Alla fine potrebbe ugualmente trarne guadagno.
La banca quindi ne ha tratto profitto, l’azienda invece si è tutelata.

esempio irs
IRS e EURIRS
L’IRS è quindi il tasso di interesse medio al quale le banche ottengono questi accordi. Questo indice, calcolato sulle principali 50 banche europee, determina l’EURIRS che è essenzialmente una media pesata sui volumi di scambio dei principali tassi di interesse al quale i soggetti ottengono questi swap.
L’Eurirs è quindi l’indice finanziario, che sommato allo spread, determina il tasso di interesse di un mutuo a tasso fisso.